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Se Un Colombo Ti Sporca La Giacca O Il Cappello

Se un colombo ti sporca la giacca o il cappello

“ Qui si tratta dei colombi detti anche piccioni ovvero della fortuna “

 

Una mattina di un po’ di anni fa mi ero messa in viaggio per andare da Parma a Brescia in autostrada.

Dopo due kilometri dalla partenza un gatto nero, anche bel grosso e dall’andatura lenta, ma non mi  va ad  attraversare la strada?!

Cosa faccio . . . .

Ma proseguo, cavoli, non mi farò condizionare dalla superstizione alle soglie del duemila ?

Al mattino il sole, per tutta l’andata mi ha delicatamente scaldato la guancia destra.

 

Al pomeriggio, al ritorno, il sole era cambiato, bruciava, ma era sempre su quella povera guancia destra.

Il giorno dopo avevo la guancia gonfia e rossa come un pomodoro; e da allora devo portare sempre occhiali e cappello perché sono diventata fotosensibile.

Allora finalmente ho capito come si doveva interpretare la “superstizione “ del gatto nero che ti attraversa la strada.

Non porta scalogna, al contrario ti avverte che su quella strada ti attende la sfortuna.

Infatti il sole mi avrebbe arrostito la faccia alla stessa maniera, con o senza gatto nero.

 

A questo punto mi rendo conto che i gatti sono ancor più diversi dai colombi e dei piccioni; ma benché non sembri, sono già entrata nel tema perché è una forma di superstizione anche il detto Se un colombo ti sporca la giacca o il cappello, porta molta fortuna “

Questo detto che per tanti anni ho creduto parmigiano, ho scoperto invece essere internazionale come le rose rosse.

 

E proprio nel fatto che è internazionale c’e la prova che è vero; piccola o grande che fosse, dopo l’intervento del colombo su giacca e cappello, .la fortuna era sempre arrivata.

Però può anche esserci stata la volontà di qualcuno dei nostri predecessori, di quelli che amavano vedere il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto e voleva mitigare il nervoso di chi si era visto sporcare la giacca nuova o il cappello “ Borsalino “.

 

 

 

Di quelli che, sempre per trovare il lato buono dicevano a chi si sfregava la suola contro il bordo del marciapiede brontolando: – Ma non lo sai che pestare la merda di cane porta fortuna? – Onestamente per quanto riguarda i cani non posso portare argomenti, né pro né contro.

 

Per quanto riguarda invece i colombi detti anche piccioni e per chi è religioso c’è un detto ancora più interessante: se c’è un volo di colombi attorno al campanile , quella città o quel paese sono benedetti dal Cielo.

E poi ce un ulteriore fortuna molto antica che è arrivata per forza ai giorni nostri.

Io questa storia antica l’ho raccontata un po’ di anni fa a uno dei pochi contestatori che alla fine, dopo aver detto: – Comune, multe, malattie, monumenti, davanzale e grondaia. –

Straordinariamente ti lasciano dire la tua.

Naturalmente ne approfitto per tentare una conversione, perché comincio appunto dicendo: – Vuole scommettere che alla fine Lei va in casa a prendere una tascata di briciole? –

Non smontata dallo scetticismo che ho letto sulla sua faccia:  – Si tratta del Medioevo, di quando i Signori si facevano visita nelle rispettive città e fra i molti doni preziosi che recavano c’era sempre una gabbietta contenente dei colombi.

I colombi stranieri venivano alloggiati nella colombara, dalla quale uscivano un po’ di colombi da regalare agli ospiti alla partenza.

 

Questo dono che all’apparenza, fra tutti gli ori, gli argenti,le gemme, i drappi rari e gli animali esotici, poteva apparire il più modesto, avrebbe avuto invece un valore inestimabile quando la Città fosse stata assediata prima di poter mandare messi a chiedere l’aiuto degli amici distanti.

E parecchi erano i colombi che venivano liberati perché i nemici sapevano il motivo e tentavano di sterminarli con le frecce.

Alle Città che non riuscivano a chiamare aiuto, quando finivano i viveri, non restava che aprire le porte al nemico; perché si preferiva qualsiasi altro tipo di morte a quella per fame, che è una tortura orrenda.

Si può immaginare la festa dopo lo scampato pericolo e la Riconoscenza Grande  verso quegli straordinari colombi che avevano percorso enormi distanze, sfidando traversie di ogni sorta e avevano salvato la Città.

A questo punto è intervenuto il contestatore gentile: – Bella storia ma troppo antica; cosa c’entriamo noi col Medioevo? –

  • Ma come, scusi, hanno salvato i nostri trisavoli ! –

Il gentile: – Guardi che i trisavoli ce li hanno avuti solo i nobili –

Io – Solo i nobili?! Ma tutti quanti noi siamo l’ultimo anello di una lunga catena!

Il gentile, ma inconvertibile: – Bella anche questa dell’anello, Lei le favole le racconta bene, ma se dovessi dirla a mia moglie quando strepita che deve pulire il davanzale … –  Ha concluso andandosene.

 

La sua gentilezza straordinaria fra i contestatori di chi da cibo a delle bestie affamate mi aveva colpito tanto che l’ho lasciato andare in pace senza contestargli, a mia volta, che sua moglie il davanzale lo doveva pulire comunque tutti i giorni perché nero di smog.

 

 

I trisavoli ce li hanno avuti solo i Nobili . . . mi ronzava nella mente quel pensiero di straordinaria ignoranza moderna ……

Ma chi erano i Nobili ?     E come si erano differenziati dagli altri ?

C’era un caso limite, ma emblematico fra i vari tanti modi con cui si poteva arrivare a fregiarsi di un blasone.

Drake, il famigerato pirata inglese, divenuto Sir, ovvero baronetto ….

E  mi sono accorta di avere iniziato il pezzo parlando di Signori.

I signori erano spesso Nobili, ma non sempre.

I Medici, ad esempio, erano stati prima grossi mercanti e poi grossi Banchieri.

 

Ma c’è un’altra categoria di Signori.

Io  uno l’ho trovato alla guida di un autobus,  ma questa è un’altra storia e ve la racconto la prossima volta.

 

 

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