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Il Colombo Che Bello – Il Piccione Che Schifo

Il colombo che bello – il piccione che schifo

TUTTA LA VERITA’ SUL COLOMBO DETTO ANCHE PICCIONE

 

Il termine scientifico che identifica questo uccello è COLUMBA LIVIA , che tradotto dal latino in italiano significa Colomba Livida.

Il termine Livida è per identificare l’uccello dal piumaggio iridescente che ha sul collo e che in un misto di colori ne forma uno livido.

 

Però taluni esemplari presentano colori diversi preferibilmente sul marrone e gli esemplari albini sono bianchi.

Perché la Columba Livia ha due nomi volgari: colombo e piccione?

E da quando ?

Esattamente da quando non lo so dire.

 

Da quando dunque non si sa, ma deve essere successo in un momento imprecisato della storia, che un cuoco si accorse, con orrore, che stava facendo il ragù per la bomba di riso con la raffigurazione dello Spirito Santo!

Tutti quanti noi cattolici siamo andati in parrocchia da bambini a studiare la dottrina per fare Cresima e Comunione.

Cos’è che plana ad ali spiegate con una fiamma sotto ed è bianca come la neve ?

Una colomba!

Aveva ragione quel cuoco! Non si poteva continuare a fare quel ragù!

 

Nello stesso tempo però conveniva davvero smettere di mangiare una prelibatezza?

Pensava qualcuno un po’ meno sensibile.

Quando si formano dei partiti ce sempre chi si dà  da fare per trovare una soluzione.

 

Ma quando si tratta di faccende di cucina è facile che la gente perda il lume della ragione.

Basta vedere cosa è successo in televisione .

 

In concomitanza con gli ONOREVOLI che dicevano: – c’è molta gente che non arriva alla fine del mese -.

Sono cominciati i programmi di cucina.

E in  un crescendo  Wagneriano più gli Onorevoli parlavano di gente affamata e più si moltiplicavano i programmi culinari fino all’apoteosi della “ Prova del cuoco “ dove due chef si sfidano giornalmente in un duello all’ultimo sugo.

Prima ho cominciato a spegnere la televisione nei programmi di cucina, poi l’ho spenta nei programmi amichevoli, poi l’ho spenta …….. del tutto e ho preso in mano un buon libro.

Tornando ai colombi, quando non si sa, però avvenne che, per continuare a fare la bomba di riso con il ragù giusto si adoperò ancora il colombo ma lo si chiamò piccione.

Se c’è un uccello diverso dal colombo è il piccione.

Il colombo è cittadino, nidifica nelle cavità dei muri il più in alto possibile e infatti è detto torraiolo.

Il piccione è selvatico, vive nei boschi dove nidifica nelle biforcazioni dei rami.

Il colombo cammina.

Il piccione saltella.

Il colombo pur vivendo libero è mansueto e amorevole, se ben trattato prende il becchime dalle mani.

Il piccione è selvatico e l’unico modo di prenderlo è a fucilate.

Il colombo ha il collare di piume iridescenti, ma può essere bianco.

Il piccione è solamente bruno.

Ma benché appunto, anche in questo caso del ragù contestato, l’uomo avesse dato prova d’aver perso il lume della ragione, la cosa prese piede perché tutte queste differenze spariscono quando il colombo è spennato sul banco del macellaio.

Per l’uomo è tutta una questione di abitudine e pian piano il termine piccione divenne abituale e si chiamò persino PICCIONAIA quella parte del teatro là in alto.

Si in alto come i nidi dei colombi torraioli.

Il tiro a volo per il quale si utilizzavano i colombi allevati nelle Colombare e non certamente i piccioni selvatici imprendibili vivi, venne battezzato “Tiro al Piccione “ salvando così l’immagine della colomba della pace dall’essere presa a fucilate.

E man mano, quando c’era e c’è da lagnarsi non può essere il colombo il colpevole; il colpevole era ed è sempre il piccione.

Il che si potrebbe sunteggiare in:

IL COLOMBO CHE BELLO – IL PICCIONE CHE SCHIFO

E io l’ho proprio sentire dire  una volta da una ragazza che guardava con disgusto i colombi ai quali avevo appena dato da mangiare.

Stupisce che chiamano piccioni quelli viaggiatori che sono bestie stupende, più grosse e più alte del colombo torraiolo delle città.

Però sono i colombi torraioli i tris nipoti che partivano dalla città assediata e andavano a chiamare gli amici distanti.

Ma questa è un’altra storia e ve la racconto la prossima volta.

 

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