skip to Main Content
Bracconieri Di Città

Bracconieri di città

BRACCONIERI DI CITTA’

 

 

Alla vigilia di natale del 2001 mi trovavo a transitare sotto i portici, cosiddetti  “Del Grano, “ prospicienti piazza Garibaldi, diretta in via Mazzini per compere.

Appena fuori dai portici, ho sentito un colpo in testa ed è caduto a terra, davanti ai miei piedi, un colombo.

Era morto stecchito, ma quello che più mi stava impressionando era il peso; più leggero di un passero.

Una signora che stava lì vicino in attesa dell’autobus, deve avermi letto in faccia perché senza che le dicessi niente:

  • Si – ha detto; li fanno morire di fame –

E io stupidamente: – Ma chi? –

La signora: – Il Comune –

E io : – Ma han sempre fatto senza il Comune, gli han sempre dato tutti da mangiare –

La signora: – Ma Lei non è di Parma allora, se non lo sa –

  • No, io sono di Parma, però è vero che è da un po’ di tempo che sono andata ad abitare fuori città.

E la signora: – Altro che un po’, è dal 1994 che il Comune non gli da più niente ai colombi, ma quel che è peggio è che proibisce alla gente di dargli da mangiare.-

E io, che quella mattina parevo aver radunato in me tutta la stupidità dell’Universo: – Il Comune . . . . il Comune che proibisce .

E la signora:  – Altroché se proibisce:  a suon di multe! E salate !

Io esterrefatta.  – La multa alle mamme e alle nonne che portano i bambini a dare da mangiare ai colombi e a giocare con loro ?! Ma non è possibile. ! –

E la signora: – Altroché se è possibile. Peccato che stia arrivando l’autobus . . . . ne avrei da raccontare . . . –

Sono rimasta lì, con il colombo morto in mano, un colombo che, pesava meno di un passero e finalmente ho visto la stranezza: la piazza intorno al lampione, dove mia nonna mi aveva portato tante volte a sfamare i colombi, deserta.

No, deserta di gente, ma tre colombi c’erano, gonfi  dal freddo . . . . e tutti e tre avevano almeno un paio di artigli mozzi.

Erano un po’ di anni che non la facevo più, ma si è risvegliata in me la Guardiacaccia: I maledetti bracconieri dell’abitato!

In Italia la parola “ bracconiere “ è sempre difficile da pronunciare e ancora più difficile da scrivere, sui giornali.

Una volta, ho visto sul giornale a tiratura nazionale che prendevo più volentieri un po’ di tempo fa; ho visto, dicevo, su quel giornale la fotografia di due grossi e grassi e all’apparenza parziale anche piuttosto vecchi bracconieri che si pavoneggiavano vicino ad un magnifico cervo morto appeso per le zampe posteriori.

Perché apparenza parziale ?

Perché i due vecchi bracconieri, denunciati, avevano la faccia oscurata come fanno per i minorenni !

Eppure dopo i mostri di Firenze, di che lana andassero sempre vestiti i bracconieri lo si doveva avere capito, o no!

Ma a ben pensarci, non era stato proprio il menefreghismo nei loro confronti a permettere tutti quegli omicidi notturni ?

La gente sentiva sparare di notte, ma invece di correre fuori a chiamare le guardie, si voltava dall’altra parte dicendo: – saranno cacciatori –

Se ne fregavano delle bestie ammazzate e invece erano i loro figli.

Perché come dicevo più sopra, la parola bracconiere in Italia non esiste.

Però i bracconieri esistono, eccome e anche quelli dell’abitato.

Io stavo in viale delle Rimembranze dove c’erano delle piante molto alte e molto folte che avevano un nome scientifico “ cestis australis “ noi bambini le chiamavamo dolci-dolci, dai fruttini col seme, ben sporchi di tutto, che ci mettevamo in bocca di nascosto . . . .

Sto andando un po’ troppo indietro nel tempo e nei luoghi.

Torno in piazza Garibaldi alla vigilia di natale del 2001 e da lì, visti i tre colombi macilenti e affamati, sono corsa in via XXII luglio dove c’era la drogheria Vignali.

Chiusa!

Da lì in due salti in via Farini dove c’era sempre stata un’altra grossa drogheria. Chiusa !

Maledetti gli Americani e i loro supermercati !

Restava la Ghiaia .

E lì  finalmente ho trovato il becchime da portare in piazza.

L’ho vuotato sotto il lampione dove di colombi ne sono arrivati famelici altri quattro o cinque. Sicuramente meno di una decina di colombi sparuti e quasi tutti con le zampe mutilate.

Li ho guardati mangiare voracemente , con le ali spiegate, come fanno sempre quando hanno una gran fame.

In due secondi non c’era quasi più niente.

Stavo per andarmene, quando arriva una donna.

Niente divisa, ma con l’aria di poterlo fare, mi apostrofa severamente: – Signora, ma non lo sa che è proibito?! –

E segna con riprovazione i colombi sparuti che stanno mangiando.

Ed io: – proibito che cosa ? –

  • La donna spazientita: – Quello che ha fatto, dargli da mangiare! –

Ed io – Perché ? –

Lei : – Perché c’è un ordinanza.

E io: – Ordinanza di chi? –

La donna: – Ma di chi vuole che sia l’ordinanza, del Sindaco –

Io: – Ma davvero un Sindaco si interessa di questi tre colombi ? –

La donna: – Mi pare che Lei abbia del tempo da perdere. –

Io: – Allora siamo in due –

  • No perché io, se voglio le posso dare la multa! –
  • Lei è un Vigile in borghese ?

No sono di Legambiente, ma posso chiamare un Vigile e farle dare la multa.

Allora vada pure a chiamare un Vigile.

E mentre la donna andava in là, io sono andata di qua e i colombi rifocillati sono volati ai nidi.

All’indomani però sono andata in via Mazzini dove c’era la sede di Legambiente e ho fatto una tale scenata che a quelli di Legambiente gli è passata la voglia di perseguitare i colombi per conto terzi.

E’ cominciata così la mia piccola guerra privata in favore dei colombi di Parma, che oggi sono sempre perseguitati dal Comune, ma dal Comune e basta perché  dopo Legambiente hanno smesso anche le guardie Provinciali e anche i Questurini. Perché non è da credersi ma anche i Questurini erano stati allertati a perseguitare i colombi.

I Carabinieri no, si sono sempre tenuti fuori da questa vicenda triste per i colombi, ma forse ancora più triste per l’uomo che arriva a perseguitare un uccello che pesa due etti.

D’altronde in questo mondo sovraffollato di uomini, invece che trovarne  di più, diventa sempre più difficile anche trovarne pochi, di Signori nell’anima.

I Signori nell’anima, tanto per intenderci sono l’antitesi dei cacciatori, tanto meschini, i cacciatori, dall’avere per rivali i gatti che gli contendono la selvaggina.

Il signore nell’anima è uno che  ha in se la grandezza del monarca illuminato nei riguardi di tutti gli altri esseri viventi e la tolleranza di un monarca illuminato nei confronti dei loro difetti.

E’ un po’ difficile da spiegare a parole, ma lo posso fare più agevolmente raccontando come e dove ho trovato uno di questi Signori.

Avevo preso l’autobus perché il borsone a ruote carico di borsine piene di granturco spezzato e in grani, quella mattina mi pesava troppo.

Ero stanca già alla partenza e avevo già fatto il giro in macchina delle piazze in periferia.

Mi sarei seduta volentieri sull’autobus, ma non ci era un posto libero e sono finita davanti, vicino alla cabina del conducente.

Lì c’era anche un’altra donna.

A metà di via della Repubblica si vede in mezzo alla strada un colombo che becca disperatamente.

–  Vedrà  arrivare l’autobus!  E’ troppo grosso, non può non vederlo! E poi fa rumore l’autobus, almeno lo sentirà ! –

Questi i miei pensieri mentre il mezzo è quasi sopra l’uccello che non se ne và .

E il guidatore frena l’autobus in corsa.

La donna vicino a me si aggrappa come me alle canne metalliche per non cadere e mentre io sto formulando mentalmente un ringraziamento da dire, lei mi precede e inveisce: – Li doveva uccidere quelle brutte bestie che sporcano !! –

Il guidatore si volta, la guarda e flemmatico:

  • Intant l’era vò , e po’ cla pensa se al Sgnor l’aviss fat voler il vachi . .  . –

Che tradotto in italiano dal dialetto parmigiano suona:

Intanto era uno e non tanti e poi pensi se il Signore avesse fatto volare le vacche …..

Perchè l’autista dell’autobus ha sottolineato l’errore commesso dalla donna malvagia?

Perchè sapeva, come lo sapevo anch’io, che non era un errore.

A quelli che odiano i colombi non piacciono neanche i numeri.

Preferiscno restare nel vago con definizione allarmanti e in presenza di una trentina scarsa di colombi parlare di “moltitudine incalcolabile”.

O meglio ancora di un’INVASIONE pericolossisima, per le grondaie per i monumenti e per NOI!!!

Ma allora com’é che noi Italiani che abbiamo convissuto con i colombi per secoli non siamo una razza in via d’estinzione?

Ma al contrario siamo passati dalle poche migliaia dell’antichità agli odierni sessanta milioni ?!

E che abbiamo convissuto a stretto contatto con i colombi, allevandoli addirittura in casa fino all’altro ieri ce lo racconta in modo magistrale lo scrittore Lorenzo Sartorio in uno stralcio del Suo IERDLA’, che in dialetto parmigisano significa appunto l’altro ieri.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back To Top