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ECCLESIASTE: Parla alla terra e Lei ti insegnerà!

San Francesco di Assisi – Patrono d’ ITALIA

Visse in Italia nel 1200 d.C. Festa il 4 ottobre.
A La Verna, in provincia di Arezzo, c’è un posto santo: è il luogo dove san Francesco di Assisi ricevette da Dio le stigmate, cioè le stesse ferite di Gesù crocifisso, alle mani, ai piedi e al costato.
Li vicino c’è la cappella degli uccelli. Essa ricorda un miracolo avvenuto la prima volta che Francesco arivò sul quel monte.
Andò cosi…Francesco amava stare in preghiera con Dio, in contemplazione, in estasi, e cercava luoghi nascosti, isolati, lontani dal chiasso e dai mercati della gente.
Un uomo aveva questo bosco, sul dirupo detto de La Verna e volle donarlo a Francesco. La prima volta che egli vi giunse Dio diede questo grande segno, per far capire che proprio li sarebbe accaduto qualcosa di molto importante e di bello. Uno stormo di uccelli, di varie specie, si radunò intorno al santo. Alcuni stavano sui rami di un albero, altri gli svolazzavano sopra, altri gli zampettavano ai piedi. Era una vera festa delle creature!
I suoi frati stavano a guardare pieni di meraviglia.
Francesco pieno di gioia e di amore per Dio, per l’umanita e per le creature animali, rimase un po’ a contemplare questo regalo di suo Padre, poi parló agli
uccelli, chiamandoli fratelli. Li benedisse ed essi se ne volarono via festosi.

Cantico delle creature – testo originale

«Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e ‘honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore,de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli che ‘l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali;

beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.

Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate»

Cantico delle creature – versione in italiano

«Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l’onore e ogni benedizione.

A te solo, Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti.

Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente il fratello sole, il quale è la luce del giorno, e tu tramite lui ci illumini. E lui è bello e raggiante con un grande splendore: simboleggia Altissimo la tua importanza.

Lodato sii o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai formate, chiare preziose e belle.

Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per l’aria e per il cielo; quello nuvoloso e quello sereno, ogni tempo tramite il quale alle creature dai sostentamento.

Lodato sii mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.

Lodato sii mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. È bello, giocondo, robusto e forte.

Lodato sii mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento e ci mantiene: produce diversi frutti variopinti, con fiori ed erba.

Lodato sii mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano malattie e sofferenze.

Beati quelli che sopporteranno ciò serenamente, perché dall’Altissimo saranno premiati.

Lodato sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare, guai a quelli che moriranno mentre sono in situazione di peccato mortale.

Beati quelli che la troveranno mentre stanno rispettando le tue volontà. La seconda morte, non farà loro alcun male.

Lodate e benedite il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.»

Il bene che lega un uomo ad un animale può essere infinito, fino a travalicare i confini della morte?

Papa Francesco risponde di si, e porta a riprova della sua tesi le parole di S. Paolo, che ad un bambino in lacrime per la perdita del suo cane, diceva: “Un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo”

I santi e gli animali

Sant’Antonio da Padova

Nato in Portogallo, visse in Italia nel 1250 d.C. Festa il 13 giugno
Cosa bisogna fare per far capire alla gente le cose! Per spiegare l’importanza di Dio e dei suoi sacramenti Antonio ricorse anche agli animali, almeno in due occasioni: con i pesci e poi con un asino.
Con i pesci andò cosi… Antonio era a Rimini per predicare il vangelo di Gesù, ma la gente non era interessata e non lo ascoltava, non volendo convertirsi. Allora il santo andò sulla riva del mare e cominciò a parlare all’universo, predicando quelle parole di vita e di salvezza che gli uomini non volevano ascoltare.
Ma Dio ascoltava…Dio sente tutto e vede tutto e lo Spirito Santo che era in Antonio parlò ai pesci, che iniziarono ad avvicinarsi alla riva: dieci, cento, mille pesci, di ogni specie e dimensione…Le acque iniziarono
a ribollire per quell’assembramento di pesci e qualcuno vedendo questo miracolo chiamò la gente del paese,  che si radunò tutta intorno ad Antonio. Finalmente iniziarono a credere e Antonio poté benedire e salutare i
pesci per dedicarsi alle anime degli uomini.
Con il mulo andò cosi… C’era un uomo, padrone di un asino, che non ne voleva sapere di confessarsi, ne di fare la comunione. – Sono cose da bambini e da donne! – diceva.
Antonio provò a spiegargli l’importanza dei sacramenti, ma niente da fare.
Allora ebbe una idea ed indicò il mulo. L’uomo guardò il suo asino e disse: –Va bene, facciamo cosi: io tengo il mio mulo tre giorni senza mangiare, poi te lo
porto qua in piazza. Gli mettiamo davanti un mucchio di fieno e tu gli metti davanti l’Ostia consacrata e vediamo che succede.-
Antonio capi che era un’occasione d’oro per convertire lui e molti altri e pregò Dio che tutto andasse bene.
Tre giorni dopo si ritrovarono in piazza: Antonio con il suo Ostensorio, l’uomo con il suo asino e un folla enorme.
Antonio si mise da una parte e dall’altra posarono il fieno, il mulo nel mezzo tenuto alla corda dal suo fieno, si diresse ai piedi di Antonio. Si prostrò davanti a Gesù Eucarestia e poi si rialzò e andò a mangiare il suo cibo. Tutti cedettero e si convertirono, anche il padrone dell’animale.

Konrad Lorenz: aprire gli occhi sulla vita

Nel 1973 la sua attività trova coronamento con l’assegnazione del Premio Nobel per la medicina e la fisiologia (condiviso con Nikolaas Tinbergen e Karl von Frisch) per i suoi studi sulle componenti innate del comportamento e in particolare sul fenomeno dell’imprinting nelle oche selvatiche.

San Antonio Abate

Coma, Egitto, 250 ca.- Tebaide (Alto Egitto), 17 gennaio 356
Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa.
Nato a Coma, nel cuoredell’Egitto, intorno al 250, a vent’anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356.
Già in vita accorrevano da lui, attratti dalia fama di
santità, pellegrini e bisognosi di tutto l’Oriente. Anche Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio.
La sua vicenda è raccontata da un discepolo, sant’Atanasio, che contribuì a farne conoscere l’esempio in tutta la Chiesa. Per due volte lasciò il suo romitaggio.
La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguitati da Massimino Daia.
La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il Concilio di Nicea.
Nell’iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore. (Avvenire)
Per proteggere gli animali domestici e di allevamento spesso si esponeva un’immagine del Santo in prossimità delle cuccie o delle stalle.
E’ il primo santo “ecologista” della Chiesa, in cui l’armonia tra uomo e natura è un dono della e grazia di Dio. Riconciliazione e rispetto che non nega, anzi presuppone, la scala gerarchica ontologica di importanza delle creature, di cui l’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, è il vertice, il custode ed il corretto fruitore.
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